giovedì 4 giugno 2009

Steellife


"Steellife" è una delle ultime proposte della Triennale di Milano, in mostra fino al 26 agosto. Coincidente con il cinquantesimo anniversario del gruppo industriale Marcegaglia, che ha coprodotto la mostra, consiste in un percorso tra opere contemporanee unite dal comune denominatore dell'acciaio: otto artisti, provenienti da tre continenti e dai più diversi percorsi espressivi, utilizzano l'acciaio per le loro opere dando origine ai più svariati e creativi risultati (due dozzine di opere circa).

L'acciaio, notoriamente, è un materiale piuttosto freddino: Steellife non è esattamente una mostra che riempie il cuore di calore ed emozioni. Tuttavia, i suoi punti di forza risiedono nel dinamismo, nella potenza e nella cruda lucidità, e quindi sincerità e chiarezza, che a questo materiale possono essere facilmente associate.
Con la suggestione "materica" come unico filo conduttore, è difficile per lo spettatore e il critico esprimersi sulla mostra in questione in maniera uniforme; da un certo punto di vista, questo tipo di iniziative può infastidire quegli appassionati d'arte che non amano essere lasciati a se stessi con una manciata di scarni indizi e l'invito a giudicare in totale libertà; chi vuole davvero conoscere ha sempre bisogno di una guida.
Tuttavia, non si può negare che una mostra come Steellife proponga davvero una grande varietà di stimoli e tutti degni di nota: ogni stanza è una sorpresa e l'imprevedibilità dei lavori aumenta esponenzialmente col progredire del cammino.
In questo senso, lo stupore resta indissolubilmente legato all'utilizzo del materiale: l'acciaio, un composto normalmente associato alla ripetitività e all'ovvietà dei prodotti di uso comune, acquista sempre nuove forme e mostra di saper essere una ricca risorsa nelle mani sapienti degli artisti. Come rivalutazione e valorizzazione dell'acciaio Steellife raggiunge certamente il suo scopo e ci dona effettivamente qualcosa di nuovo e originale. A una mostra di arte contemporanea non si può chiedere di meglio.

Tra le varie opere, come al solito, segnalo la mia preferita: "Flash of lightning" dell'artista Tetsuya Nakamura; dall'alto di una gradinata appositamente costruita, gli spettatori si siedono ad osservare una scultura d'acciaio che ricorda le fattezze evanescenti di una macchina da corsa in movimento. Il suo potente dinamismo non può non ricordare, almeno da lontano, le ricerche dei futuristi; "Flash of lightning" viene ad assomigliare a un idolo di velocità, protagonista della fugace attenzione di uomini da sempre affascinati dalla potenza e dalla sconfitta di ogni record. Impossibile non evidenziare in quest'opera una sapienza sociologica, mirabilmente sospesa, a seconda della sensibilità di chi guarda, tra l'ironia, l'esaltazione e la critica etica.

Una nota di demerito: come ormai troppo spesso accade (almeno nelle mostre visitate dal sottoscritto), un'opera ("Din a4 war games" di Julia Bornefeld) dovrebbe muoversi e non si muove.
Il libretto dice chiaramente: "Il pubblico può azionare l'ineffabile carosello e abbracciare la levitas giocosa".
Se il carosello sia ineffabile non lo so: di certo è immobile, e il pulsante non funziona. E, di conseguenza, non è un carosello; per noi, niente levitas giocosa; solo l'amarezza di non poter ammirare un'opera così come l'artista l'aveva concepita.
...poi forse, chissà, magari noi abbiamo beccato proprio la "serata del guasto"; io, comunque, da parte di un'autorità come la Triennale mi aspetto maggior cura di queste cose.

La mostra è comunque molto bella e la consiglio caldamente; da non perdere se siete affascinati dalla gelida sincerità dell'acciaio.

Qui sotto, il sito:

http://www.steellife.it/index.html

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